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mercoledì 21 dicembre 2011

Natale: sopra la terra dei padri le cose restano immutate nel tempo, nonostante continuino i cambiamenti inaccettabili, se solo si potesse compiere una scelta.


Guardando la finestra da una casetta di montagna si vede subito che non siamo atti a prendere il treno al volo.
Si potrebbe ammirare la bellezza dei prati abbagliati dalla luce riflessa delle cime dei monti abbagliati dalla luce riflessa delle nubi rischiarate dall’azzurro di Dio!
Tutte le cose a Natale sono di Dio. Anche a Pasqua ogni cosa è di Dio. Ma a Pasqua la montagna non è la stessa d’inverno. Tutti i giorni le cose sono di Dio. Ma le cose non sono le stesse ogni giorno.
“Io non credo a tutta questa favola!” dice con saccenteria chi ha frequentato la scuola senza profitto. “Come si può credere a tutta questa montatura pubblicitaria?”
“Tu non devi credere” replica irritato la voce del parroco dall’alto dei cieli. “Tu devi crescere e pentirti, allora, non ora. Ora devi credere che tu sia più importante di tutte le cose. La scuola crea saccenti, il mondo di Dio darà motivo a tutti per essere amati. Non ora. Non risparmierà amore e umiliazioni.  Impara a leggere e a scrivere, prima, poi potremo sentirci.”
Il ragazzo non risponde, non trova le parole. Ma sa di avere ragione.
I vecchi sanno di avere speranze, facendo lo sforzo di dimenticare le delusioni. Sono impensieriti per il dolore che potrebbe venire ai figli dei figli. “Loro non lo sanno! Lo so io, però!” sbuffa la vecchietta stanca, che ha percorso a piedi tutta Milano per risparmiare qualche euro pur di accontentare tutti e tre i suoi nipotini. Ha temuto finanche di poter morire. “Ma almeno sarei morta contenta!” pensa e gioisce tra sé, sibilando, spalancando la bocca e le mani, che stringono il freddo serale.
C’è sempre quel vecchio compagno di strada che ha borbottato e si è disperato con lei poco prima. Ha il suo numero di cellullare, sono rimasti amici. Non spera certo nell’amore, anche perché il suo amore di una vita intera l’ha lasciata da poco da sola in questo mondo di pazzi. Gli ha dato anche il suo cellulare quel compagno di strada incontrato per casa stasera. Si sentiranno a Natale dell’anno prossimo. E’ una promessa che si sono fatti, dopo che si sono incontrati e perduti.
Nella stradina stretta il canto di Sant’Alfonso continua, adesso che l’ha ripercorsa nel senso contrario: “O bambino mio divino!”.
“Aspetto la tua venuta, Signore. Sono felice che tu sia un bambino!” si fa il segno della croce, l’anziana. 

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