“Che cosa Le suscita la
violenza di questa nuova guerra?”
“Evidentemente, nulla.
Sono immagini che vediamo tutti i giorni. Non tutte sono immagini di guerra, naturalmente,
ma sono allo stesso modo violente, sanguinolenti, di corpi smembrati. Adesso
sono accolti dalla sabbia del deserto. Altre volte li abbiamo visti galleggiare
sul mare.”
“E’ grave quello che
afferma, sa?”
“Per chi è grave? Per
lei o per me?” mi fissa con gli occhi torvi. “C’è una grande rappresentazione mediatica
del macabro,” riprende sicuro di quello che dice. “Ci sono tutte le componenti
per girare un grande film. Che crede lei che basti il suo dispiacere o quello
di tanti altri animi sensibili per porre fine alle stragi?”
Rimango assorto,
fissandolo, senza fiatare.
Sorride, rancoroso: “Adesso fa la vittima,
non risponde…” Scuote la testa. “Veda, dietro tutte le guerre ci sono grandi
interessi: Questo lo sanno tutti. Ci sono i mercanti di armi, ci sono le
multinazionali della pietà, portatori di viveri e altri generi di prima
necessità, qualche industria farmaceutica con medicinali scaduti, gli
estrattori di petrolio, le compagnie aeree colpite dalla perdita di aerei abbattuti.
Ci sono poi come al solito le banche. Naturalmente la borsa. C’è la politica, l’ascesa
verso podii sempre più alti. Ci sono le fedi religiose. I terroristi. Ci sono
le televisioni, i giornali, gli inviati affannati messi in posa con giubbotti
antiproiettili davanti alle macerie di una casa deflagrata, tra mamme e padri
angosciati che urlano e si disperano per la morte del figlio ucciso da un altro
attacco… Gli inviati descrivono la morte alle loro spalle, in lontananza, senza
versare una lacrima… Commentare la morte di bambini innocenti dovrebbe almeno muovere
l’animo alla commozione, visibile in un rigurgito di respiro, in un dolore
soffocato nel petto. Niente non c’è niente di tutto questo. Ci sono gesti che
indicano quelle macerie e ci sono parole dette a raffica dentro l’obiettivo
della macchina da presa. Parole che arrivano nelle case di chi è tornato stanco
dal lavoro e riposa sul divano dopo essersi tolto le scarpe fuori dalla porta di
casa. Ci sono rumori di cucina e odori di bolliti. La mamma che richiama i
figli intorno alla mensa. C’è il telegiornale. Ci sono le lotte coi figli che
vogliono vedere i cartoni animati. Ci sono le preoccupazioni di tutti i giorni
vissuti dall’altra parte del televisore, nel mondo di qua, lontano dal set
approntato per la ripresa e il commento ridicolo e ossessivo della tragedia umana
che si consuma in un’altra guerra… Ci sono immagini di guerre che si sovrappongono…
Ucraini e Russi, la foto di Putin… I complotti orditi da chi non si sa… Non lo
sa neanche chi commenta… Però è elegante citare con voce grave un nome… Non è
il Papa… E’ un altro signore che si sente nominare in tv di questi tempi più
del Papa… E’ il Segretario Generale dell’Onu ‘Ban Ki-moon’… Se va a cercare informazioni”
mi dice come per un suggerimento, “su questo signore trova cose straordinarie
nel sito dell’UNric: ‘Attività professionale Al momento dell’elezione alla carica di
Segretario Generale, Ban Ki-moon era Ministro degli Affari esteri e del
commercio della Repubblica di Corea’. Se continua con la
ricerca, trova ad esempio sull’UNric: ‘Il
Centro Regionale di Informazione delle Nazioni Unite (UNRIC) è stato inaugurato
a Bruxelles il 1 gennaio 2004. Il Centro Regionale sostituisce i nove Centri di
Informazione che erano basati in Europa (Atene, Bonn, Bruxelles, Copenhagen,
Lisbona, Londra, Madrid, Parigi e Roma) e che sono stati chiusi il 31 dicembre
2003, in seguito a una decisione adottata durante la 58° sessione
dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.’.” Mi guarda un istante, poi afferma deciso: “Capisce che in tutto questo
groviglio di informazioni la violenza della guerra scompare? Perde il suo
carico di dolore… Non ha più il valore che lei le dà, quel valore pietoso dell’animo
umano che violentato dal sangue reclama giustizia! Ma come può fare e cosa uno
come lei per superare la pietà e agire per sperare di fermare questo massacro
(bisognerebbe dire questi massacri incrociati)? Non può far nulla. Può
piangere, probabilmente. E’ il gesto più sensato che potrebbe fare. Anzi
sarebbe opportuno che piangessero tutte le persone pietose del mondo: chissà
potrebbe essere un messaggio capace di esercitare un’azione di grande
persuasione per la pace e per il rispetto delle vite di tutti. Altro che telegiornali, e ‘vertici’
mondiali, che si confondono nella trama del film… Altro che Ban Ki-moon… Il pianto
collettivo di tutti i popoli mandato in onda da tv intimamente pietose, con
inviati sinceramente addolorati, avrebbe senso per porre fine a guerre senza
fine… Ma lei crede forse che nel deserto di Gaza si stia combattendo per salvare
gli ebrei dall’attacco degli arabi? O che cos’altro crede? Crede forse che
Israele sia in pericolo per la vicinanza con sfollati e profughi che mettono a
repentaglio la sua stabilità?”
Lo fisso con un dubbio: “Perché questa
domanda?”
“Per capirla nelle intenzioni!”
“Non ho intenzioni recondite.”
“Annuisce, sospira: “Lei è pietoso sotto
ogni punto di vista:”
Lo lascio andare avanti, perché riprende
prima che possa rispondergli per le rime.
“Veda, in televisione, quelle organizzate
come un set cinematografico, ho visto persone poste le une di fronte alle altre,
sedute intorno a un tavolo, appollaiati su sgabelli, come pistoleri in un saloon,
pronti a sparare a un cenno del capo-combriccola. Sono giornalisti, in realtà,
intellettuali. Poi c’erano esperti, ballerine, cantanti, cuochi alla Master
chef (che non ho mai guardato per presa di posizione ideologica), conduttori di
quiz, immagini di Malgioglio e Sgarbi, qualche sacerdote, rabbini e imam.
Parlavano pacatamente sulla vita, sulla qualità della gente. Citavano Ezra
Pound e Alfred Dreyfus, il famoso generale ebreo francese processato per tradimento
e deportato sull’isola della Cayenne. Amorevolmente si cedevano la parola. Poi
è stato citato Gianni Vattimo. A questo punto è esploso il caos. Il clima si è
surriscaldato. Le voci sono diventate feroci e stentoree, per la convulsione
dell’affanno. Sono stati scanditi epiteti come definizioni: ‘Frocio, coglione,
nazista! Ignorante! Sanguinario, antisemita, sionista!’. Nella discussione sono
stati citati naturalmente Putin e Ban Ki-moon. Sigle di razzi, scagliati o da
scagliare: Zelal 1, WS 1 (cinesi), Grad. Poi missili e i loro sistemi: Arrow.
Jericho 1, Jericho 2 e 3, Shavit. Radar e altre specificità del genere… Una
rabbia accecante, che ricordava Jericho nelle intenzione del sacerdote, ma
purtroppo il Vangelo non trovava posto tra Quran e Torah… Un massacro
collettivo consumato davanti a obiettivi che proiettano nelle case altra violenza…”
“Quali soluzioni vede Lei per porre fine
a questi conflitti inaccettabili e intollerabili?”
Risponde, con un ghigno offensivo nella
forma, che lascia intravvedere il carico pesante dei contenuti: “Ciò che vedo
io non conta! Le ho riferito già quello che vedo. Quello che immagino e mi
consola invece è lontano dalle immagini di morte della guerra. Immagino la
bellezza eterea degli angeli, salire in cielo con movimento soave di
leggerezza, il volto bianco di sposa, di vergine… Immagino parole poetiche
levarsi con la stessa grazia e imprimersi nella testa di quei signori: ‘Or poserai per sempre/ Stanco mio cor. Perì
l'inganno estremo, / Ch'eterno io mi credei. Perì. Ben sento, / In
noi di cari inganni, / Non che la speme, il desiderio è spento. /
Posa per sempre. Assai / Palpitasti.
Non val cosa nessuna /
I moti tuoi, nè di sospiri è degna / La
terra. Amaro e noia / La vita, altro mai nulla; e fango è il mondo.
/ T'acqueta omai. Dispera / L'ultima volta. Al gener nostro il fato / Non donò che il morire. Omai
disprezza / Te, la natura, il brutto / Poter che, ascoso, a comun
danno impera, /E l'infinita vanità del tutto.’. Spero naturalmente che
il mondo cambi, che si ravveda, che si senta uno per tutti i popoli. Ma questo
è inconcepibile di questi tempi, dove tutti sono schierati da una parte contro
tutto il resto. Mi offende l’obbrobrio di chi prende parte e si pone a favore
degli uni e degli altri, sprezzanti della vita e della morte degli uni e degli
altri. Vedo impotente come lei tutto questo. Ma sto zitto. In tacita attesa,
perché il cuore sussurra nel silenzio parole chiare e preziose … La fine delle
guerre non la decido io. Non la decide neanche lei, fin tanto che rimaniamo in
silenzio pietosi. Davanti alla morte si piange. E’ quanto bisogna fare. Bisogna
piangere, come forma di supplica per cuori impietriti… Di fronte alla violenza,
al male, o ci si immola come martiri innocenti o si tace, quando non si ha il coraggio
o la possibilità di pietà vera, bagnata di lacrime di dolore… Non ci sono
soluzioni quando l’ottusità e l’interesse sovrastano l’ideale bellezza del bene
e della pietà.”
“L’indignazione tanto propugnata dagli
intellettuali in una situazione del genere non può essere altrettanto utile?”
“Non stiamo parlando del processo di
Berlusconi sul suo rapporto con Ruby... Per questo c’è vera indignazione tra
gli intellettuali… Almeno di fronte al massacro si implori la verità che può
venire solo dalla pietà di tutti! L’indignazione è un altro capitolo di una
storia che riguarda l’Italia, con le sue guerre ancora da risolvere.”