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sabato 29 ottobre 2011

Novembre 2

Si può leggere anche al contrario, prima il numero e poi il nome. Il numero due del titolo è solo successione, rispetto a un titolo precedente che porta semplicemente il nome "Novembre".
Letto al contrario c'è un'intima verità, di un giorno che mi ha sempre accompagnato in tutta la vita. Me ne sono dimenticato, a volte, ma puntualmente a Novembre è tornato il sussurro di una voce che si è fusa a quella di chi mi manca da tanto e da sempre. Si è fusa ai loro sguardi, che vedo riflessi da sempre nelle cose celesti, nel sole, nel cielo terso, nelle nuvole bianche sospese sul niente, nelle cime dei monti, sulle brezze nervose dell'aria sopra i campi di grano, nel freddo degli inverni senza elettricità.
Le carezze di mia madre sono state sentimento puro! Non egoismo, speranza di un figlio migliore degli altri. Niente di così sciagurato. Sono state trasporto, gentilezza, bellezza. Amore di un'alba di Dio. Sogni di primavera. Cataplasmi invernali. Affanno. Sussurri per vincere la solitudine, e la paura dei morti.
"I morti non fanno paura! fanno paura i vivi! Certi vivi!" la incoraggiava mio padre, col suo tono gentile da uomo di terra.
"Lo so" sorrideva lei. Sospirava, appena sollevata, ma con il dubbio su quelle paure che teneva per sé, nascoste e segrete.
Il giorno dei morti è il giorno del dolore di chi sopravvive a una tempesta. Il ricordo della bellezza di uno sguardo, di una voce, di un telefono che squilla.
"Come stai, figlio mio?" il sussurro e l'affanno, per una lontananza inaccettabile. "Cosa fai in quel mondo lontano? Eserciti il bene prima di ogni altro egoismo, piacere, desiderio? Il bene degli altri è il tuo sono la stessa cosa. Tu lo sai, te l'ho insegnato io. Te l'ha insegnato tuo padre e tutta quella gente che adesso è dentro i tuoi ricordi. Perché adesso sai cosa hanno significato quelle vite misere che t'hanno accarezzato, sorpreso, cercato, assalito con le loro urla terribili, rivolte al Signore, forti per farti sentire. Uccidono i silenzi, figlio mio! Uccidono i sussurri malvagi, gli sguardi spenti che scrutano di nascosto alimentando sentimenti perversi. Chi urla non uccide, molto spesso è ucciso da chi cerca un pretesto!"
"Va bene," rispondevo a mia madre, con la delicatezza nascosta nei miei vent'anni. "Sto bene, non ripetermi le cose che so!"
"Non dirmi quello che devo fare io!" sospirava, con le sue paure trattenute, per sé e soprattutto per me che ero in quel mondo infinitamente lontano dal suo, dal nostro. "Continua a rispondermi e basta, fallo nel modo migliore, più onesto e più vero, e togli ogni dubbio, per quanto possa essere concesso alle tue parole e facoltà, alle mie domande e preoccupazioni." Quindi restava in silenzio, aspettando vigile un'altra risposta da me che avrebbe scomposto e ricomposto secondo la sua forma migliore di giudizio.
"Va bene," scuotevo la testa, anche se al telefono non si poteva vedere. "Ti voglio bene! Va bene?"
"No, non va bene!" reagiva, tra sé, apprezzando però quel bene e la sua dimostrazione. "E' il tono che dà senso alle cose! Anche al bene!"
Sapevo che aveva ragione, e voleva dimostrarmelo. Le rispondevo di sì, per negarle ragione e spiegazioni.
Ovviamente continuava e imponeva il suo ordine logico, che io, figlio suo, a volte lasciavo correre e altre volte attaccavo per la confidenza dei discorsi. "Va bene, mamma! Va bene, così! Ti prego, non esasperare la nostra distanza!"
Era il mondo che ci divideva, noi lo sapevamo. E mia madre non perdeva occasione di ricordarmi di risparmiare le lacrime per il giorno in cui non avrei potuto dirle più niente. Sorrideva, stranamente, quando voleva mettermi in difficoltà. Intimamente la difficoltà era sua, con tutte le paure di sempre che tratteneva.
Quel tempo di piangere è arrivato all'improvviso. E' arrivato un giorno di ottobre. Silenzio e pianto non si risparmiano quando il cuore è in subbuglio. Non è una regola. E' un sentimento. Accade negli animi addolorati. Non tutti gli animi si addolorano.
Mia madre tornava sempre con un gran sospiro a casa, dopo aver fatto visita a qualcuno che aveva avuto un lutto in famiglia. Sospirava e lo sguardo si segnava di una ferita e di uno smarrimento.
A novembre sospirava per i suoi parenti morti. E pregava con un sorriso di dolcezza, gli occhi aperti di benevolenza. Il cimitero del paese è posto sopra un promontorio, e a novembre tira sempre un forte vento. Mia madre si avvolgeva nel suo scialle, e correva giù per la discesa di sassi e cardi. Mi tirava per la mano, quando andavo da piccolo con lei. Sembrava che volesse farmi conoscere i nonni che non avevo conosciuto bene. Mi stringeva forte in un abbraccio e sospirava, piangendo e sorridendo, come per un inzio e un addio.
Il due novembre girano tante macchine sempre intorno a quel cimitero posto sul promontorio. Ed il vento è ancora forte.
Vorrei essere tanto insieme a lei. Vorrei prenderle la mano, farmi trascinare, sussurrare preghiere e piangere.
"Non piangere," mi diceva, quando si fermava davanti alla lapide dei nonni. "Non piangere".
"Sì, sì," sospiravo, senza capire allora. "Non piango" dicevo, tra me e me, soffiando nel petto di bambino.
Non piango madre mia. Non piango. Anche se non è sempre così facile sopravvivere al dolore.
Il vento soffia ancora sopra il promontorio.
Ci sono gli occhi addolorati di una madre che sorridono. Mancano gli occhi del figlio, che trattiene l'affanno in un mondo che non è più né lontano né vicino da te. E' un mondo senza pianti e senza sospiri, perché non riesce ad esprimerli.
Aspettami madre, verrò da te. Fuggendo da questo mondo di cartone e di plastica. Aspettami, madre. Scusa se non ho sempre tempo. Guardami ancora, come sempre. Sì, ti stringo la mano. Tu stringimi a te, e non smettere di guardarmi.

martedì 25 ottobre 2011

Novembre

Gli amanti si amano prima di conoscersi, lo diceva un vecchio sapiente del paese. Era anziano quando l'ho conosciuto. Era mite e simpatico. Sapeva predire il futuro. Portava un cappellino unto sulla testa, che gli copriva gli occhi. Il sorriso sempre acceso, con benevolenza. I pantaloni di corda, rattoppati.
Mi disse, una sera, quando la nebbia aveva  stretto la collina e nel cielo danzavano gocciole di pioggia leggera, di non dimenticarmi dei vecchi. Ero insieme ad altri ragazzi, allora eravamo così. Disse a tutti  noi di non dimenticarci dei vecchi; di ricordarcene piuttosto, perché il nostro ricordo li avrebbe tenuti in vita anche dopo la morte. L'ho fatto e lo faccio da sempre, da solo, insieme a quei ragazzi di allora, non so, che ora sono vecchi anche loro. Fa niente che la vita si sia allungata, e il senso della giovinezza si ritrova anche in chi è intorno ai cent'anni.
La gioventù non è una condizione, ma una fuga dalla costrizione. Era una speranza, adesso non è più così. La gioventù è diventata banalmente  appartenenza. A che cosa? E' tutto da decifrare: leggerezza, sfida, denuncia. Sguardo rivolto all'indietro, a ciò che non è: riconoscendosi.
Si diventerà vecchi tutti appena nati, almeno non bisognerà aspettare una vita per peggiorare. Si peggiora subito, prima che si venga irrisi per un vizio che non rende onore all'età. Come cambiano le cose. Una volta ci si vantava di essere giovani da vecchi. Adesso lo fa solo Berlusconi, e prima o poi smetterà anche lui: poiché non ci sono le condizioni per sentirsi felici di una virtù che viene vista dai più come un'offesa o un atto di accusa. La citazione non è cercata, neanche voluta: l'argomento esige rigore.
"Tanto farete vecchi anche voi," ci disse quel vecchio quella sera. Non c'entra niente con la divagazione sulle virtù di chi è potente oltre ogni previsione.La potenza è in quell'ispirazione di quel vecchio che ci disse di ricordarlo anche dopo la sua morte.
A me manca ancora un animo semplice come il suo, non ho più avuto modo di trovarne altri simili a lui. Non ho mai saputo niente delle sue convinzioni politiche, se votasse e chi o che cosa. Faceva predizioni sul futuro, ma temo che neanche sapesse leggere o scrivere.
La sua casa era una sorta di spelonca sotterranea, la abitava con sua moglie. Una dolce signora, dal profilo austero, che ho visto addolcire molto spesso in un'espressione di grazia: quel tipico sospiro di genitrici del Sud che portano dentro il senso di tutte le cose, che non svelano facilmente. Le donne del Nord dicono, ma effettivamente non ho mai fatto caso al loro modo di trattenere il dolore o la speranza. Bisogna essere pervasi da questi stati d'animo per mascherarli.
Aveva ragione quel vecchio a predire il futuro dei giovani e dei vecchi. Adesso è tutto vecchio: sono vecchie le canzoni, sono vecchi i tram, sono vecchie le parole, sono vecchi gli sguardi, i sospiri. Di nuovo ci sono solo le idee, quelle di una volta: rivoluzione, se c'è, è una vecchia dottrina; libertà, se è rimasta, è adesione ad una vecchia bandiera; "le cose vanno così e così" è una nuova concezione di stare dalla parte di chi vince. La vittoria è una nuova dimensione di chi sa perdere da sempre. Non c'entra la politica. C'entra la bontà, che è sempre la stessa: quel carattere dell'uomo di cui si predica l'assoluta distanza, per non dare nell'occhio.
Adesso si è accusati di buonismo, se si è animati da sguardo generoso e lungimirante.
Vince sempre l'arroganza, questa nuova concezione di negare a se stessi la propria miseria. Agli altri la miseria arriva sempre allo stesso modo, il suo volto è vecchio. E' vecchio anche l'intento di voler apparire intelligenti. Si è persa da quando non c'è più chi vive con il naso rivolto al cielo per fare una previsione sapiente. Adesso si camnmina con gli occhi coperti da occhiali neri. Una volta lo faceva solo chi doveva nascondere la colpa del suo crimine.
"Mi ricorderò di te, finché avrò vita!" ripeto ogni volta, ripensando a quella sera di novembre, in cui la nebbia ci fece incontrare e ci tenne insieme il tempo necessario per chiedere perdono per l'eternità.
"Bisogna fare il bene degli altri per ricevere il bene dagli altri!" non è un precetto cristiano, ma è umano. "Il bene si alimenta col bene."
"Ridete, voi! Ridete!" si allontanò il sapiente, ridendo tra sé e sé, rispondendo a qualcuno dei giovani di allora che aveva ironizzato.

giovedì 20 ottobre 2011

Cani, padroni e altri delitti

Il cane si morde le zampe. Il padrone lo guarda. Non capisce. Vorrebbe risolvere quel dubbio perché non riesce a darsi pace.
Forse quel cane ha solo voglia di uscire, di correre sull'erba di un prato. Fa male l'asfalto e il selciato di un cortile angusto che non dà la possibilità di guardare oltre il recinto.
Il padrone non sa che il suo cane ha bisogno di dare sfogo al suo istinto. Non gli servono biscotti e cappottini. Il cane odia i cartoni animati.
Il padrone non vuole uscire ogni volta per soddisfare i capricci del cane. Va in giro per cliniche veterinarie, senza esito. Si carica di fasce, garze, creme, disinfettanti. Il cane continua a mordersi le zampe anche quando sono fasciate. E' uno strazio lo scontro tra prese di posizione.
Il padrone non ha più ragione del cane. Anche lui si morde le unghie, ma nessuno si affanna per lui. Nessuno lo riempie di garze, creme e tinture sterilizzanti.
Il padrone soffre d'amore, per questo si mangia le unghie. Ma nessuno lo porta a far visite. Da chi poi, dai maghi? Sono loro che si occupanio di questi mali spaventosi. Ma i maghi non sanno far niente, nenche hanno studiato, che sarebbe già un inizio per poter esercitare una pratica di qualche valore. Neanche parlano in italiano. I maghi hanno accenti che fanno spavento.
Ancora più spaventoso è l'animo di chi si affida a loro per ordire sortilegi malefici. Ma come possono pensare che qualcuno senza pregio possa offrire loro un benessere dirottando il male su un altro?
Per me già soffrire d'amore è un male, di chi non sa amare se stesso. L'amore non si ottiene con una pozione. Guardatevi allo specchio anime infelici, fate spavento! Chi mai potrà subire da voi un desiderio? Chi mai potrà trovare nelle vostre facce sfigurate la voglia di un piacere? Guardatevi allo specchio: suscita in voi piacere il vostro volto sudato e ferito dalla rabbia? Siete da ricoverare al manicomio, se pensate che si risolve dai maghi il vostro destino! Lo so: "I manicomi non esistono più!" è la risposta detta a denti stretti. Ma ci sono luoghi ancora più efficaci, tutt'ora, dove rinchiudere pazzi senza ragione. Provate a indovinare!
Il destino lo fate voi, i giovani lo sanno. I giovani non vanno dai maghi. Non credono neanche nelle cose che hanno una spiegazione logica. Una volta un ragazzo mi ha chiesto la dimostrazione della mia capacità di visione nei suoi confronti. Non mi ha fatto ridere, nonostante lui avesse voglia di ridere.
Non ho tempo per ridere insieme a chi ride di sé.
Ho tempo per ridere con chi ride di niente. Il niente fa ridere, tutto il resto è destino. E tragedia.
E' morto Gheddafi! Io davanti alla morte ho pietà. La morte di tutti impietosisce,. La morte di tutti fa piangere. E' morto Gheddafi: io non so vedere la svolta come altri hanno visto, lo hanno anche dichiarato. E' uan forma di ufficialità istituzionale. Ha chiesto di non sparare, Muahammar, ho sentito dire in un programma alla radio, ha implorato pietà. Gli hanno sparato lo stesso, ferendolo. Poi lo hanno schiaffeggiato. Che orrore, al di là di ogni altro orrore commesso dall'uomo, dai suoi abusi, dalla sua tirannia. Lo hanno schiaffeggiato, quando era già prossimo alla morte. Ma non fa orrore a voi quest'immagine? Anche le morti che ha provocato a me fanno orrore, come a voi, immagino. Ma il perdono in un animo in pace trova sempre una forma. In chi è ipocrita la morte da speranza di svolta.
Quel cane si morde ancora le zampe, e il suo padrone lo tiene legato, chiuso in cortile, con le zampe fasciate che non riesce più a muovere. Muove la testa e dilania a fatica le garze intrise di sangue. A me i giorni luttuosi inducono a cercare Dio nella mia piccola, povera anima impaurita. Anche le guerre mi mettono angoscia, e non so stare di qua o di là dalla parte di chi si contende lo scettro. Io so che il Mahatma Gandhi sconfisse la tirannia degli inglesi nella sua India amata senza sparare contro i tiranni. Neanche ho mai saputo che quell' "anima grande" (traduzione di Mahatma Gandhi) abbia mai schiaffeggiato nessuno di cui non condividesse credenze e modi di essere al mondo. Neanche lo immagino pensare di farlo con chi è già raggiunto da morte.

mercoledì 19 ottobre 2011

Peter Pan: i giovani hanno anche il coraggio di restare svegli

I giovani hanno l’umiltà di vivere. Il senso è nell’inconfessabilità delle paure e dei vizi.
C’è bisogno di grande aiuto e sostegno, perché il fallimento non cercato porta allo sgomento.
Si dicono cose giuste quando non si dà peso a se stessi.
“Lasciate le vostre case e andate per il mondo a edificare castelli di carta!”. “La carta non si ricicla in certe zone della terra”.
Ogn’uno pensi  ai suoi giochi e non rimpianga la capanna dei vecchi.
I vecchi hanno la noia di vivere.  Guardate dentro la stanza dei vostri genitori, c’è qualcuno che ha affetto da vendere. Vietate il traffico di sguardi imploranti.
I giovani sono figli. Padri mancati sono alla stregua di bambini.
Non piangano le madri al cenno della corifea.
Non è un esercizio vivere. Neanche è una passione. A volte è conflitto. Tragica ossessione. Paura dell’aereo.
Non sempre i deliri hanno terapia clinica, spesso basta una carezza. Certe volte le mamme urlano. E’ anche questo amore.
I giovani si tengono per mano. Ne hanno desiderio, quando viene a mancare la stretta di un amico. I giovani si amano e hanno aperto i lucchetti di Moccia, gettate nel fiume le promesse: è un'emozione da vivere domani la promessa.
I giovani si parlano a modo loro. Ma chi non ha un suo modo di dire? Tutti si parlano a modo loro.
I giovani hanno tempo per essere.  E’ questa la novità che fa sospirare.
I giovani non dicono bugie perché non credono alle fate.
"Peter Pan è troppo furbo!". "Io sono Capitan Uncino!" si oppone la bambina, che gioca con i sogni nascosti dentro al grembiulino.
"Non piangere piccolina, adesso sei grande".
"Sì, lo so" risponde la bambina. E si addormenta placidamente, tra le braccia forti del nonno, che resistono allo sforzo della gravità, spavento che appesantisce e rende inconsistente la volontà.
Nelle tasche di chi non ha ricchezze ci sono tesori unici, che si consumano nei giorni di festa. Non è festa ogni giorno. Si chiede solo quando è festa.
"Vivi come se non avessi niente!"
Sospira la bambina e sogna, tanto non le serve niente.
C'è chi non dorme perché non si dà pace. Ai giovani non accade spesso, a qualcuno succede, perché vuol diventare grande in un istante.
Dorme la bambina, perché anche nelle lotte tra bene e male vince ciò che è giusto. La bambina lo sa: "Non me l'ha detto nessuno".
Lo sa per un presagio misterioso che le suggerisce il destino.
"Il destino non c'é!" gli altri non lo sanno. "Se vuoi continua tu. Puoi farlo perché non sei un clown. I clown scherzano. Questo almeno lo sai?"
I giovani hanno i sogni che continuano anche il mattino dopo. Speranze che non si infrangono. Certezze che hanno il fascino dell'autunno. E' un ciclo, siate fiduciosi. Non si arresta il moto perpetuo del cuore.




martedì 18 ottobre 2011

La soluzione o il dubbio

Ci sono facce stanche, sguardi arroganti, gesti miti e quelli sfacciati.
Hai pena per chi soffre, ma c'è subito qualcuno che ti avvisa che è una farsa per commuovere gli animi fragili.
Menomale cuore mio che io seguo i tuoi suggerimenti, e non mi immergo nel pettegolezzo.
Si preoccupano gli animali se il cielo è grigio e incominciano ad emettere versi, cogliendo segnali di un tempo misterioso.
Il cuore mio guarda verso un orizzonte che promette sereno. Di qua c'è bufera e vento che solleva gonne e polvere, vecchi secchi rotolano tra le pietre di una  stradina ai piedi del castello, facendo un rumore che annuncia la fine .
La vita è nella vecchietta che mette una spranga contro la porta per non essere visitata da impostori e ladri.
C'è chi saluta, abbottonandosi la giacca di lana spessa.
Manca il vento in questo mondo contaminato da scorie, manca il vento che ripulisca non solo l'aria, che faccia rotolare non solo vecchi secchi, ma che ci dia l'immagine di un universo che si espande. Perché nonostante la realtà, impercettibile ai sensi, sembra piuttosto che l'universo si contragga. Ma non possiamo reggere ancora tanto ad essere presi in giro: E' il sole che gira, è questa la sensazione. Il mare è blu per riflesso.  Ogni cosa sembra. Le certezze cadono. Adesso i neutrini corrono più veloci della luce e gli eventi si anticipano: anche quelli che non sono, per i sensi, in realtà sono già stati.
Anche la fine delle cose è già dimenticanza. E il sorriso è già sofferenza. La gioia è luttuosa, per questo senso di sconforto che ci sfugge.
"Non ridere animale! Perché fosti morto!". E portasti morte ovunque. Guardandosi intorno con la consapevolezza dell'anticipazione si scorge una realtà che atterrisce.
E' la dimenticanza che mette allegria. Non pensarci è monito antico di saggezza. Il problema è di chi non sa dimenticare.
Sono pericolose le menti che non si reggono sul dinamismo.
Chi parla di cose serie è fraudolento. E' serio chi la mette sul gioco, perché sconfisse già la sofferenza.
"Non so ridere" dice il serioso. "Taci" fa le corna chi di lui ha paura.
I luoghi comuni sono comuni perché sono una certezza. I neutrini sono anticipazione e spavento di se stessi, della propia ignoranza che conduce a morte certa.
I bunker anti-atomici erano rinomati qualche anno fa. Adesso sono in crisi.
Si è in crisi perché è in crisi la famiglia. Senza padri e madri si è affidati a estranei che fingono un sentimento che non hanno. Forse hanno avuto, ma è stata anticipazione di una realtà finita da tempo.
Il tempo rinnova il tempo è niente è compiuto.
Berlusconi non lascia. La crisi è alle spalle. E' in crisi l'amore dei piccoli e dei grandi. E' finto ogni cosa si racconti. Di Pietro avverte sulla verità delle piazze, riconoscendo nella legalità il diritto. La gente crede nei miracoli, anche persone intelligenti, scrupolose e razionali sperano che arrivi un segnale dall'alto.
Dovremmo cercare sulla terra un vento che rinnovi. Non è un vento politico. La politica è già finita, per quella verità che è nell'anticipazione.
La gente vuole stare bene! Ma che cos'è questo bene? Non lo sa! Il suo bene è stare meglio di un altro! Parla male della sinistra, a volte anche della destra, e anche contro Bossi ci sono attacchi.
Ma è tutto vecchio, la gente è spaventata, perché la realtà è anticipata rispetto ai sensi.
La soluzione è fuori dalla realtà. Vediamo se queste menti speciali, razionali e rigorose, ma anche ispirate da intuito e desiderio, sanno dare la risposta alla soluzione che è davvero lampante.

sabato 8 ottobre 2011

Un libro d'amore non fa smettere di fumare e neanche cura la cellulite

Che cosa fa credere che la scrittura abbia ancora qualche significato in un mondo di analfabeti  che leggono al massimo dell'ispirazione libri di ricette e best seller della peggiore specie, titoli di libri che danno l'illusione a chi vuole smettere di fumare, altri che danno consigli dietetici contro la cellulite, altri ancora che elargiscono consigli sull'essere madre, nonna, zia?
Nessun libro dice come essere figlio o marito o fidanzato.
Un fidanzato dovrebbe avere fiducia, perché la fiducia è nella sua definizione. Chi ha fiducia ha rispetto delle scelte dell'altro. Rispetta il suo piacere di stare insieme e anche il suo desiderio di volersene allontanare. Quest'ultima possibilità molto spesso dai fidanzati di oggi non viene capita, neanche accettata, neanche la mettono in conto quando iniziano una storia d'amore. Anzi ritengono di essersi impadroniti del corpo, della mente e del cuore di un altro.
Quel corpo, la mente e il cuore in realtà sono liberi di scegliere e di agire seguendo le loro necessità di libertà.
Un fidanzato che viene lasciato dovrebbe dare all'altro anche la possibilità di allontanarsi. 
Fa male l'abbandono, è risaputo. Ma un fidanzato, colui che ha fiducia delle scelte di un cuore libero che si è donato dapprima mentre ora reclama la sua libertà, non può pretendere che qualcun altro sacrifichi la sua vita per stargli accanto.
Il suo dolore è un ricatto. E' un ricatto ogni sua reazione. Che pianga o si disperi, che minacci il suicidio o la violenza contro l'altro sono tutte forme di ricatto. Un fidanzato che incontra l'amore deve sapere come far fronte al dolore di perderlo, perché l'amore è libertà e gioia: e soprattutto può avere una fine.
La fine non è propria dell'amore, ma è una sua possibilità. Bisogna mettere in conto anche la fine, perché l'amore richiede il piacere di saper essere insieme e sapere stare lontani.
L'amore non si compra né con atti legali né con soldi, né con beni di lusso.
L'amore è scelta del cuore. Bisogna preparare il cuore ad accoglierlo. L'amore ha bisogno di cure e di attenzioni, deve sapere fare il bene dell'altro prima che il proprio.
Un uomo o una donna innamorati possono sbagliare sulla fiducia, possono credere di poter essere  amati per sempre. Perché l'amore è amore per sempre. Può accadere, però, che tutto finisca. L'amore inizia cercando la persona da amare per sempre. Anche lasciandosi si ama per sempre. La libertà di pensiero permette di stare lontano da chi si ama. L'amore della libertà in assoluto permette a chiunque di incontrarsi e di lasciarsi. Quest'amore vale anche per noi, che abbiamo fiducia di stare vicini e bisogno di essere lontani, quando è necessario.
Non si ama con le minacce. Si ama con il coraggio di resitere al sacrificio di un abbandono possibile. Solitamente gli amori che resistono e durano in eterno sono liberi e veri. 
Gli amori esasperati dalle pretese non durano troppo, perché alla prima occasione di ricevere uno sguardo delicato e libero si fugge da una costrizione per incontrare un amore vero che da qualche parte aspetta ogni cuore che ha desiderio di amare.
Un cuore costretto ha desiderio di spegnersi e morire.
In amore non si costringe. E' l'amore che esige coraggio e delicatezza. Le minacce sono proprio di un animo fragile e incapace di amare per sempre.
Perché si dispera chi viene lasciato? Da qualche parte un amore vero l'aspetta. Il dolore del distacco è una reazione della mente che ha bisogno di guardare bene a ciò che è stato, dove si è sbagliato e perché e come e quando.
Una volta che si è superato quel dolore e si è reso più chiaro ogni dubbio, ogni errore, si è cresciuti; e l'amore nuovo che verrà sarà diverso da quell'altro che non si è potuto godere per l'eternità, come è destino di ogni amore.
C'è bisogno di leggere una favola al radicchio, in certi momenti, che profumi di incenso e di salvia. Il Fumo fa male. L'aria di montagna è frizzante, come certe caramelle. Walpole e i suoi fantastici personaggi sono molto divertenti, perché le loro paure sono ingenue e parlano di un mondo che non c'è più, probabilmente non c'è stato mai. Quel genere di Horror è british, come l'educazione o l'umorismo diacronico. Si ride il giorno dopo, quando non te l'aspetti. Bisogna che si compia il destino di tutte le cose.

mercoledì 5 ottobre 2011

Lettera d'Amore, 4, 1.1

Lettera d'Amore, 4, 1.1

Ci sono occhi giusti, capaci di essere distanti e prossimi. Altri occhi sono buoni, perché sanno perdonare. Il perdono è una speranza, non un'ipocrisia. L'ipocrisia è in chi crede di dover porre le distanze o anche di cercare una vicinanza senza  pregio: l'una e l'altra.
Il piacere di dirsi "Ti amo" non è privilegio di chi ritiene di essere in età per poterlo dichiarare. Ho visto forme di umanità che meriterebbero la scomunica se non fosse perché l'animo umano è reso alto dalla tolleranza e dalla carità; ricordando i pensieri di Paolo, il damasceno, che abbandona l'audacia e l'arroganza di Saul.
Non è un problema di religione, è un fatto umano parlare d'Amore. Anche se l'Amore porta alla croce.
Ho visto uomini e donne crocifisse da amori sbagliati. E accettando l'Amore hanno goduto di una grazia che li ha resi felici per sempre. Quale altro pensiero vale più del ricordo, di una bellezza che abbiamo donato, che ci è stata donata? Vale più il rimpianto della felicità di un attimo che non è stato furto, assassinio, dolore? Vale certo di più l'Amore di chi non ha mai avuto dubbi del cuore. 
Se qualcuno sta male non è causa di chi non gli ha concesso uno sguardo una sera che il cielo era scuro e coperto di cumuli neri! Se qualcuno ritiene di dover imprecare contro qualcuno, contro il mondo, contro una speranza maggiore del mondo, non lo faccia! Sussurri dolci parole che gli siano di comnpagnia duratura. Non so se l'eternità pertenga alle cose dell'uomo. Il cuore ha bisogno di sussurri, perché l'urlo è la mente che lo reclama! Si reclama per un torto, ma nel cuore si prega e si tace.
Non c'è speranza dove un latrato di cani si fa invadente e minaccioso. La rabbia si vince con cure efficaci. Prendete appuntamento da un neurologo, almeno avete tentato un rimedio.
Il rimedio migliore è dentro gli occhi di una madre, della madre di tutti, di chi guarda il mondo con l'affanno e l'amore di madre. E anche i figli facciano la loro parte in questa pace di un mondo ancestrale, che va ricercata.
"Ti amo" lo dice chi vuole, purché sia vero quel piacere; che non sia neanche piacere; nemmeno sia dolore e sacrificio. "Ti amo" lo dice in silenzio chi tace.
Non c'è un'età per dire "Ti amo" ed amare in silenzio, con gli occhi felici. Se gli occhi sono distratti, non vale cercare un contatto. Non si cerca neanche il silenzio se gli occhi sono distratti.
Chi ama non ama se è riamato tanto non cambia la condizione. Chi ama ama tutto, anche il rifiuto di chi ama con gli occhi felici di un bene che custodisce nel cuore.
"L'arte è" sempre "tutta pressoché inutile".
Anche l'amore è inutile se è un'arte di essere o non essere.
Quanto sono indecisi certi popoli sull'"essere o non essere?".
Un altro giorno brilla alle spalle della notte che è scesa., di qua, da questa plaga di mare e montagne.
Si aspetta sempre qualcuno da amare per sempre, anche se il tempo sembra non lo permetta. Ma non è padrone il tempo, in questo cose. In queste cose vincono i sussurri e i baci dati ai piedi di una statua di cera, che dall'alto benedice la vita di chi è chi non è.
Intanto i dubbi sull'essere e il non essere restano intatti nel cuore di chi non vuol capire, fingendo una croce da sorreggere.

lunedì 3 ottobre 2011

Da Amori ad Amore: amore che vieni, amore che vai.

La bellezza non è nei movimenti. Nei movimenti c'è desiderio e rimpianto. La bellezza è sempre incontro di ciò che è delicato. C'è un mondo mostruoso che gira intorno al piacere compiacendosene. Altri lo negano, oppure si scatenano in allusioni oscene, pienamente corrispondenti a quei corpi che esibiscono il degrado.
"Non cedere al vizio, ti porterà alla rovina" è un invito antico, che sembra un vago presagio.
Ci sono pianti e disperazioni in chi cerca il piacere. L'amore neanche si cerca più, si è rinunciato a cercare un orizzonte che non è di questo tempo, turbato da dubbi ripetuti sulla sua fine. "Tu ci credi ai Maya? Io, non lo so:" Si può credere anche agli spiriti e ai loro messaggi.
Allora ai piedi di questo, a chiedere di essere amati. Ora ai piedi di quell'altro. "Amore, amore dove sei?" Ci si anima intimamente. Ma la maggior parte dei corpi scheletriti dalle diete e dalle tendenze cercano piacere, convinti di saperne ricevere perché sono certi di essere in grado di poterne dare. Costano poco le loro diete, sono fatte in casa. Non c'è nessuna capacità anche in chi ritiene di essere dotato.
C'è una miseria che trascina donne tra le braccia di vecchi facoltosi. Vecchi e giovani adesso si cercano come fossero coetanei. E' normale essere come si vuole, ancora più normale è essere come si crede di poter piacere. Non piace nulla, oggi. Dopo due volte che ci si incontra viene il disgusto, perché è tutto consumato: fiato e tempo. La fine non si scongiura. E' tutto assurdo. Si vive tra occhi spaventati e visi scavati da chi mangia una mela, facendo un rumore insopportabile coi denti, frullando e rigirando la saliva e una polpa avvelenata.
Sono sicuro che chi si guarda allo specchio dopo i trent'anni non si riconosce più se non si è nutrito per fame e sazietà, perché l'amore è una condizione che l'ossessiona.
Una volta c'erano i treni che se si fossero persi persi sarebbe stato difficile prenderne altri uguali. Anche oggi ci sono i treni, ma nessuno più si muove da solo. Sono tutti in attesa di un vento che soffi per farli volare. Ci sono donne che credono che esistano uomini che faranno crescere loro le ali. E li aspettano. Non aspettano altro. Ci sono donne delicate che si rammaricano di non essere disinibite come certe loro amiche, disposte a stare con tutti per una loro convinzione quasi religiosa. Ma la religione non c'entra. Non c'entra neanche il piacere: c'entra solo l'illusione di credere di essere più donna di un altra. La magrezza strizza l'occhio all'infelicità inconfessabile.
Gli uomini, invece, non si accorgono di ridere inutilmente. Si vedono per  strada, ridono euforici, esageratamente divertiti per un piacere che confondono per divertimento. Ridono per ogni cosa, ogni cosa che viene mostrata loro da quelle donne che si credono più donne di altre. Gli uomini ridono perché sono felici di stare con donne così convinte di essere donne. Ridono anche perché sanno che quelle non sono le donne che li rendono felici. Così ridono, mascherando la tristezza, il dispiacere, l'angoscia. Ridono perché al più presto se ne troveranno un'altra, che li farà ridere allo stesso modo.