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sabato 19 marzo 2016

Festa di Natale

Abbiate la purezza nel cuore per piangervi addosso, senza rimorsi.
Piangersi addosso è un'estrema richiesta d'amore, che puntualmente viene tradita da chi piange addosso agli altri. A volte sputa addosso se non gli viene perfino lo stimolo di svuotare la vescica addosso a una mendicante inerme, afflitta già dalla sua condizione: infatti non gli fanno paura quei quattro maiali che si parano davanti con i pantaloni abbassati. Neanche ha paura, ha solo schifo del loro odore.  
Sono le cose del calcio. E' il mondo dei tifosi.
"Ma sono persone ignoranti!" si grida fuori dai vetri del pullman, in coro, ubriachi di follia, appena coi pantaloni alzati al punto giusto. Ma non tutti lo fanno, qualcuno li ha giù. E sorride, contento di essere un troglodita.

Le persone per bene sgomentano, senza saper suggerire modi migliori di essere. Non credono più neanche loro a pensieri più alti, azioni più pure, slanci di vita più umana.
Non crede più nessuno a cose del genere.
Si crede in ciò che appartiene agli istinti più bassi.
Neanderthal è vicina se non si sviluppano pensieri ideali che nell'Ideale trovano ragione.
C'è troppo clamore, di voci gonfiate dai giornali e di echi di spari alla televisione. La guerra è dappertutto, per quanto si finga che niente è cambiato.

Si ha bisogno di guardare avanti, verso la caduta rovinosa, ineluttabile, di chi è modello e esempio della fine dell'uomo.

Il Natale ha sempre più bisogno di essere vissuto con la ricerca ungarettiana della solitudine, restando fuori dal clamore della festa, che è scempio, freddo e suicidio: "Non ho voglia/ di tuffarmi/ in un gomitolo/ di strade// Ho tanta/ stanchezza/ sulle spalle// Lasciatemi così/ come una/ cosa/ posata/ in un
angolo/ e dimenticata// Qui/ non si sente/ altro/ che il caldo buono// Sto/ con le quattro/ capriole/ di fumo// del focolare."

"Domani è domenica!" Esulta il coro dei tifosi.

"Chissà se tornerà quel vento che portava aria nuova dai monti!" muove le mani, un'anziana signora che sospira affacciandosi al balcone aperto di fronte allo stadio .


venerdì 18 marzo 2016

Movimenti strani nella lingua di stagione.

Il treno rimanda alla dolce meraviglia della tenera età. 
Non ci sono più posti per stare comodi e allegri
Ci sono solo luoghi che passano, venendoti incontro.
E si rimane da soli. Sorprendentemente senza respiro.
Sospirando si toccano le intimità dei ricordi che affiorano,
riportando il carico delle emozioni che a poco a poco 
si fanno rimpianto.

Il treno è contenuto senza più contenere sciami vocianti.
Si rimane pesantemente al buio, quando l'ultima occasione arriva
e scompare come l'ultima volta che ha raggiunto il suo scopo.

C'è ancora la politica ad occupare le stanze del quotidiano.
Bertolaso non piace a Salvini, perché non è di destra. 
A Berlusconi piace la Meloni, anche se si è schierata
dalla parte di Salvini il quale, a parer suo, vorrebbe occupare il suo posto.
"Non lo permetto né a lui né a lei".

La politica è prosa, non poesia.
La sua lingua è appesantita da infausti presagi.
Bisogna attendere e sperare che niente cambi in peggio.
Il peggio ha da venire con il cambio di stagione.

Bisogna attendere e sperare che qualcosa cambi in peggio,
per credere di aver fatto la cosa giusta.