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sabato 8 gennaio 2011

Oudeneia e Parresia, secondo Filone di Alessandria.

Oudeneia è termine greco per indicare nullità. Detto così parrebbe voler rimandare a "mondi" aventi valenza negativa, a un'assenza. Se riferita all'uomo acquisterebbe addirittura valore di offesa. E come tutte le cose apparenti - che irritano gli incapaci e i diffidenti, nel loro significato immediato, frutto di istinto più che di volontà - in animi più inclini alla meditazione, suscitano interesse e meraviglia, ancora più grande quando il significato si svela come scoperta dell'anima, come approdo a una verità che dà sostegno alla meraviglia.

Parresia è altro termine greco che indica libertà di parola. La libertà non consiste nella facoltà di saper sovrapporre la propria parola a quella di un altro, di volerlo addirittura, ma è capacità di dire il vero, che deriva dalla rinuncia alla parola, mentre si è dato ascolto alla parola dell'anima, alla tendenza alla conoscenza, e infine alla sapienza.
Parresia e oudeneia sono facoltà dell'animo. Nell'animo si ricerca la presenza di sé, e all'animo ci si rivolge con parole vere. Fuori da sé è apparenza. E l'apparenza non appartiene alla sapienza, ma è propria di chi è oudeneico nell'animo, di chi l'animo non l'ha mai incontrato, non l'ha mai sentito, e per questo non ha potuto mai rivolgersi con verità. Ha simulato una parvenza di esistenza, di facoltà dialettica. Ma dialettica e presenza sono trascendentali, non riguardano l'incontro con la Terra: abbracciano l'universo, e attengono all'abbraccio dell'uomo da parte di Dio.

La libertà di parola ed il rispetto nei confronti di Dio nascono in Abramo dalla consapevolezza della propria oudeneia

22 Ma osserva, ancora, come l'arditezza si mescoli alla deferenza. Le Parole: "Che cosa mi darai?" (Gen. 15, 2) mostrano l'arditezza; la parola "Signore", la deferenza. La Scrittura suole usare soprattutto due epiteti per indicare Colui che è causa: Dio e Signore. Ora, invece, non usa né l'uno né l'altro, ma il termine "Padrone", in modo molto più rispettoso ed assai più pertinente. Certamente Signore e Padrone sono ritenuti sinonimi. 23 Ma se il soggetto a cui si riferiscono è uno ed identico, i due epiteti differiscono tuttavia nel loro significato: "Signore" (Kyrios), deriva da forza (Kyros), vale a dire ciò che è ben saldo, e si oppone, invece, a ciò che è instabile e debole. "Padrone" (despotes), deriva da "legame" (desmos), dal quale, credo, debba farsi derivare anche il termine "paura" (deos).



Filone, L'erede delle cose divine.

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